Udire il sindaco dichiarare che i Platani di via Pio XII non saranno toccati... "Musica per le orecchie" di questo eco-musicista, una lieta novella che giunge inaspettata in questi tempi bui.
Mi lascia sorpreso anche se per ora piuttosto scettico, visti i precedenti. La relazione del Fitopatologo condanna una sola pianta poiché marcia dentro. La cosa mi tranquillizzerebbe (per quanto può farlo una esecuzione anche se isolata, anche se trattasi di...Eutanasia) senonché, anche i tigli da abbattere erano "solo otto"...
Da tempo non credo più a Santa-Rodolf-Klaus, la sua accattivante (ebbene sì, aveva quasi convinto anche me) visione di una Preneste ultraefficiente, totalmente percorribile in gran velocità e scioltezza, ipertroficamente competitiva nel turismo e nel mercato appare sempre piu' come uno stupro del territorio, sfigurante il volto della Preneste che conoscevo, devastazione probabilmente seconda solo al bombardamento "alleato" che rase al suolo la nostra cittadina.
Ma se da quel male venne perlomeno alla luce il tempio della Fortuna Primigenia, non oso immaginare cosa potrebbe venire alla luce ora...

Nei due giorni legato a quel Tiglio numero 43 (il numero dato dal fitopatologo per la relazione sullo stato di salute), mi sentivo tutt'altro che agitato, nervoso, anche se di notte non riuscivo a prendere sonno, date:
- le aspettative per i giorni successivi;
- l'insicurezza del luogo;
- la responsabilità per aver cacciato dentro la storia due miei amici;
- le ansie familiari;
- le continue visite per quanto dettate da buonissima volontà.

L'effluvio dei fiori di tiglio mi faceva tornare a dieci anni prima.
A quelle notti nervosamente passate in bianco, alla tisana che risolse il problema nel modo piu' naturale possibile.
Seduto sull'asfalto del marciapiede ero pervaso da un senso di pace, forse complici quei profumi.
Oppure chissà, quegli alberi, come enormi antenne emozionali, "avvertivano" che io ero lì per loro e mi sostenevano in qualche ignota maniera.
O semplicemente ero io, che sentivo di agire una volta tanto per qualcosa in cui credevo e che troppe volte mi aveva trovato inerme.
Inerme come effettivamente m'accorgevo di essere, quando, incatenato al 43, nei pochi momenti in cui ero solo, "misteriosamente" apparivano i due assessori, e dall'esterno mi vedevo come un ingenuo, lungocrinito Pinocchio in balìa di un gatto e di una volpe spregiudicatamente navigati.
Mi confortava il copioso viavai di gente che esprimeva la loro solidarietà, a cui sarò eternamente grato. Forse anche per loro avrei potuto, dovuto far di piu'. Resistere. Resistere ad oltranza.

Purtroppo la disavventura dei sessantenni Tigli cominciò molto, molto prima, se non erro nel 1999, quando la giunta precedente autorizzò delle potature criminose: orrende, mutilanti capitozzature delle loro alte chiome. "Per rinforzarli" era la giustificazione. Fischioni e radici superficiali, il risultato.

A causa di ciò, molta, troppa altra gente voleva vederli buttati giu': le radici avevano deformato "violentemente" (termine usato dal Sindaco in un comunicato) la superficie del marciapiede e le soluzioni alternative al taglio erano troppo poco appetibili (almeno economicamente), per sperare di salvarli.
In questo caso, credevo che la vecchia, buona via del compromesso poteva andar bene - "almeno sostituiranno i minuscoli lecci con piante piu' imponenti, degne di un viale principale".
...Ma Ceerrrrto! Piu' alti...Forse di qualche centimetro, altri lecci,sempre e solo lecci, ovunque rimpiazzano con lecci, ma cos'è, una sorta di feticismo arboreo?
Sento rispondermi "lo leccio è 'na pianta autocna" (neologismo che sta forse a significare "autoctona") e quindi dovrebbe essere quella che meglio si adatta al terreno del luogo... (Anche a quello di riporto, ovviamente)
Se fossi un poco più malizioso, penserei che, in quanto..."autocni", magari quegli alberelli erano eccedenze di uno stock utilizzato per il rimboschimento di aree incendiate e forse, quindi, piante a costo zero... Ma, suvvia! Non sono maligno fino a questo punto...
Diamine, almeno ora il marciapiede è piu' percorriBBile! Magari stando estremamente accorti nel non scivolare sulle ripidissime rampe, viscide quando sono bagnate dalla pioggia...
E le gelate? sono curioso di sapere quanto reggera' quella balneare pavimentazione. Chi vivrà vedrà...

Mi sento preso in giro, ed il peggio è che temo che ad esser presa tragicamente per i fondelli sia stata la popolazione tutta.

A costo di rischiare di cadere nella retorica bucolica, e' evidente che più un ambiente e' "artificiale", maggiormente causa stress psico-fisico.
La violenza, l'alienazione ed ogni sorta di negativita' nelle periferie dormitorio ne sono testimonianze quotidiane.
Se è cosa risaputa che la mente e' influenzata da cio' che la circonda, un po' meno ovvio che un "buon" luogo e' fatto anche da piccole cose, come da un'albero in piu' o in meno nella propria citta'.
Sarà per le (ipotetiche?) "onde benefiche" che un essere vivente puo' trasmettere (pensiamo a quanti artisti, tra cui il nostro Principe dalla Musica, sono "legati" ad alberi storici), o forse per il rilassante colore verde del fogliame (verde, colore del chakra del cuore...), o magari per un ricordo ancestrale, una memoria millenaria persistente nel nostro DNA, del luogo d'origine dell'homo sapiens, o anche, piu' prosaicamente, per l'ombra nelle estati sempre piu' afose, o per l'effetto spugna sugli inquinanti nelle strade trafficate, o per la maggiore ossigenazione dell'aria che migliora la salute e l'umore.

Sarà deformazione professionale, ma un luogo a me capita di "sentirlo" musicalmente, e quando qualcosa muta, le armonie ne risultano irrimediabilmente compromesse. Da tempo la "sinfonia prenestina" e' diventata piuttosto dissonante...
...Entrando di buon merito a far parte della grand-opera stonata dell'(ex?)belpaese.

Le (poche) certezze che credevo di avere in ambito politico da tempo sono state messe in profonda crisi da una "sinistra" prona al piu' becero affarismo. Forse, piu' semplicemente, mi sono svegliato da un lungo sogno in cui vedevo estinto l'intrallazzamento democristiano ed ormai c'era solo da scegliere tra una masnada di militar-totalitar-sionisti, capitalisti d'assalto e polenton-populisti da una parte, ed un "luminoso sol dell'avvenire", fatto di giustizia, pace, energie pulite, trasporti pubblici soddisfacenti, biciclette prati e fiorellini, dall'altra.
Val di susa, Vicenza, raccordo anulare regionale...
Un brutto risveglio, a giudicare dalle decisioni prese quotidianamente, "come in nazione così in comune".
Un vero "Do diesis dell'avvenire"...
(per i non musicisti: il do# e' la nota diametralmente opposta al sol) La storia recente mi ha rivelato di avere ancora a che fare con la peggiore feccia democrista, individui che dicono il contrario di cio' che fanno. Almeno in questo le "destre" sono migliori. Carogne ugualmente, ma sincere, nel male che promettono...

D'altra parte, almeno qui in territorio prenestino avrei comunque dovuto aspettarmi disastri, se non presagendoli dal pedigree del "Ns beneamato Sindaco", quantomeno leggendo tra le righe il programma elettorale, con l'ambiente in terzo, quarto piano, rispetto a termini quali "sviluppo", e "riqualificazione": paroline magiche che da tempo ho tristemente imparato ad interpretare come "cemento" e "motoseghe".
Come a Palestrina, così in ogni luogo:
Non sentiamoci "privilegiati" in tal senso...
- è costume del luogo essere orgogliosi di tante piccole cose, quando invece l'orgoglio, più che meritato, per ciò che rappresenta storicamente, culturalmente una cittadina come Preneste dovrebbe farci gelosi custodi del nostro territorio. Ma a quanto pare, c'è una tara genetica nella popolazione "autocna" che li porta ad agire all'opposto di come si dovrebbe...

Già, dicevo, lo scempio è generalizzato. Ovunque, da anni, è sempre "la medesima solfa" (LAm-SOL-FA).
A Milano, Firenze, Roma, tanto per citare le principali città in cui ho assistito impotente a spettacoli raccapriccianti del tutto simili, se non addirittura inquietanti repliche.

"E quando il mistero inquietante entra nel reale contingente"...
...Leggevo tempo addietro di come il nostro pianeta sia costellato di luoghi capaci di "rigenerarci" spiritualmente, "elevarci" oltre il mero "sentire" quotidiano. Fantasie "new age"? Probabilmente, ma il fatto che dagli antichi la zona di Preneste era considerata sacra tanto da costruirci un tempio di così vaste dimensioni, mi fa subito pensare che le forze oscure che si muovono un po' ovunque per deformare, "spegnere" la geografia sacra, per impedire i risvegli acquariani, stiano manovrando come burattini anche questa giunta.
Ma lasciamo stare per ora queste paranoie metafisiche, e torniamo "nella materia"...

Qualcuno può obiettare che quanti alberi sono stati tagliati, altrettanti ne sono stati ripiantati. Non e' così, ed anche se lo fosse numericamente, il risultato non è più il medesimo. Potrei fare una lista del verde scomparso in questi ultimi anni bui.
Al famoso colloquio al Comune, ci fu chi affermò che, di fronte a quelli esistenti, a via Pio XII, altri platani non ci sono MAI stati. Magari me li sono sognati. Oppure ho sognato, nel 1998, i moncherini rossastri che rimanevano, ad altezza suolo. Magari ho scambiato per realtà anche splendidi pini marittimi al parcheggio davanti Coccia, dove da sempre vi sono... (manco a dirlo) ...Dei lecci. Mi sono immaginato abeti alle scale di metallo degli Arcioni, o platani in realtà MAI esistiti davanti alle entrate di esercizi commerciali in via Pedemontana o in via Prenestina nuova (a proposito, faranno mai un centro commerciale "i tigli?"). Pur essendo nato a Roma, questa città la conosco non dal 1988, anno in cui mi ci sono trasferito definitivamente, ma fin da bambino, da quando passavo i fine settimana e le vacanze in campagna, ed ogni tanto con i miei si andava a "Palestrina paese" per compere, feste o altro. Una città che avevo imparato ad amare, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Ciò che vedevo come pregi anno dopo anno viene decimato con la stessa velocità del verde che scompare. Spero ancora, dall'abisso della mia disillusione, di tornare prima o poi ad apprezzare come una volta questa cittadina della quale, "per fortuna o purtroppo", sento di esser parte.

Fabrizio Fulvio Fausto Fiale
15 febbraio 2007